Un’importante attività che si svolge nelle classi per bambini è raccontare delle storie.

Nelle storie che raccontiamo, vengono illustrati principi e qualità spirituali e come metterli in pratica. Altre mostrano chiaramente i vantaggi delle buone azioni e le conseguenze dei cattivi comportamenti.
I bambini possono trarre grandi benefici dalle idee contenute nelle storie e fare, nel mondo dell’immaginazione, esperienze che saranno preziose nella formazione del carattere e della personalità.

Fra le varie storie che vengono raccontate ai bambini, ce ne sono anche alcune su ‘Abdu’l-Bahá.

‘Abdu’l-Bahá non è una leggenda né un personaggio fittizio, ma un personaggio storico realmente esistito. La sua vita dedicata al servizio verso il prossimo è un esempio di gentilezza e amore. Ha vissuto in Medio Oriente e ha viaggiato in occidente portando un messaggio di pace e unità nella diversità. Le storie della Sua vita ci aiutano a capire come applicare le virtù alla nostra vita. Esse illustrano concretamente le qualità spirituali da esaminare ed è noto che le situazioni concrete aiutano, specialmente i bambini, a capire i concetti astratti.

PP8 E LA DEFINIZIONE INDEFINIBILE

Prima che chiudessero le scuole a causa dell’emergenza sanitaria la maestra diede a Paperino Paperotto e ai suoi amici un compito da svolgere durante i giorni che avrebbero passato a casa. Ad ognuno assegnò una parola diversa dal dizionario per cui avrebbero dovuto scrivere una dettagliata definizione.

Paperino aprì piano la sua busta e poi guardando urlo: – Squak! Dio? Ma è superdifficile! Non è giusto. –

Ma la maestra lo rassicurò: – Su Paperino, non è poi così difficile… E poi avrai molto tempo per fare le tue ricerche. –

Provò a scambiare la sua parola con quella di qualche suo amico ma nessuno la voleva, così ritornò alla fattoria trascinando sconsolato lo zaino. Si avvicinò la capretta Billy ma subito Paperino disse: – Scusa Billy ma non ho proprio voglia di giocare! Uff… E ora come faccio? Dovrò chiedere una mano, ma a chi? Umm… Forse a Nonna Papera? Meglio di no, è troppo occupata con la raccolta. Ciccio? Ma per svegliarlo non basterebbero cinquemila sveglie! Forse potrei chiedere allo zione! Infondo lui ha viaggiato molto e potrebbe raccontarmi qualcosa di interessante! —

Così chiamò lo zio Paperone e, spiegato il problema, gli chiese una mano.

– Vedi Paperino, – rispose – non è una cosa molto semplice da spiegare ma ci proverò. Quando ero nel Klondike a cercare l’oro mi sono ritrovato molte volte in situazioni pericolose, bloccato nella neve, ma sapevo che ce l’avrei fatta grazie alla mia forza di volontà e alla protezione di Dio –

Ma Paperino lo interruppe: – Ma come facevi a sapere che ti proteggeva? E avevi capito chi è Dio veramente? –

– Un passo alla volta. Ero sicuro della sua protezione perché lo pregavo e Dio ricambia sempre il nostro amore per lui, aiutandoci fin da quando siamo più piccoli. “Amami acciocché io possa amarti, se non mi ami il mio amore non potrà mai raggiungerti“. – Paperino intanto scriveva questa frase per non dimenticarla – Mi ricordo ancora quando guadagnai la mia amata numero uno facendo il lucida scarpe! Avevo pregato tanto che accadesse, che emozione! Noi non possiamo vedere Dio o sapere come sia fatto… –

– E quindi?! – esplose Paperino – Oh no, non riuscirò mai a dare una definizione! —

Lo zione cercò di rassicurarlo: – Dio è come il vento: sappiamo che esiste perché ci scompiglia le piume e fa svolazzare gli amati verdi dollarucc… Ehm, volevo dire gli amati verdi alberi! Insomma, non possiamo vederlo ma questo non significa che non esiste! Prova a scrivere sul tuo compito le tue esperienze, quello che ti fa essere sicuro che Dio ti protegge e vedrai che andrà alla grande. –

– Hai ragione zione! Dio mi ha regalato tanti bei momenti con i miei amici, la famiglia, la mia capretta Billy… Squak! Ora ho tantissime idee, grazie mille zione! —

Quando ritornarono a scuola la maestra prese in mano il compito di Paperino Paperotto dicendo: – Questo era un compito davvero difficile, ma devo dire Paperino che ci hai messo davvero tanto impegno e fantasia. Sicuramente è il compito più originale e divertente! —

Beh, per descrivere Dio ci vuole proprio tanta fantasia! Ma Paperino Paperotto ci era riuscito con successo… Chi vuole provare?

Maria Giulia Schemmari (scrittrice e poeta)

COME PREGA PETER PAN?

Peter una sera stava andando a fare visita a Wendy per chiederle di venire a giocare un po’ con lui sull’Isola che non c’è, ma l’amica rispose sconsolata:

– Non possiamo uscire di casa, non sai cosa è successo negli ultimi giorni? –

– Non mi è arrivata alcuna notizia… Entro in casa così mi spieghi tutto! – disse Peter attraversando la finestra, ma Wendy lo bloccò

– È meglio che tu non entri. Devi rimanere fuori alla distanza di almeno un metro. Ora ti racconto… – così la bambina spiegò a Peter Pan la situazione che stavano vivendo a causa del Coronavirus.

– Oh no! – esclamò Peter mettendosi le mani fra i capelli – Devo correre ad avvisare tutti gli amici sull’Isola che non c’è! Ma prima per favore Wendy dammi una mascherina… Non si sa mai! –

Così sfrecciò via veloce come una cometa. Arrivato sull’Isola tutti si misero a ridere di lui perché sembrava davvero buffo con la mascherina.

– Cos’è, un nuovo gioco? Fammela provare! — dicevano tutti. Ma Peter per farli stare in silenzio urlò

– Baaaaasta! Non è un gioco purtroppo. Devo radunare anche Capitan Uncino e la sua ciurma, così spiegherò a tutti gli abitanti dell’isola cosa sta succedendo sulla Terra. – i compagni erano increduli ma Peter continuò – Per questa volta dovremo unirci in pace. È in gioco l’esistenza dell’isola che non c’è!

Volò così verso il vascello pirata gridando:

– Capitan Uncino vengo in pace! Campanellino non è con me, quindi sono disarmato! Devo parlarti, è importante! —

Spiegata la situazione al Capitano, quello decise di far attraccare il suo veliero sul molo per far scendere la sua ciurma sulla terraferma. Così Peter raccontò a tutti quello che Wendy aveva detto a lui e aggiunse tristemente: – Se i bambini smetteranno di sognare l’Isola che non c’è questa scomparirà e noi con lei. Purtroppo non so cosa fare e tutti i bambini sono così tristi.

Allora Campanellino Trilli cominciò a svolazzare attorno all’orecchio di Peter, che riportò agli amici il messaggio: – Trilli dice che dovremmo metterci a pregare perché la polverina magica torni a far sognare i bambini!–

– Ma come si fa? Io non l’ho mai fatto! — disse Capitan Uncino

Peter rispose – So che alcune popolazioni pregano con le mani congiunte – ma quando il capitano provò si mise a urlare di dolore, perché il suo uncino punse l’altra mano – Altre invece si mettono per terra, piegate sulle ginocchia – ma quando Spugna provò, iniziò a rotolare per terra per quanto era paffuto – Ma credo che non troveremo mai una posizione che vada bene per tutti noi.- ammise infine guardando gli altri. Trilli però suggerì qualcosa a Peter: – Ognuno dovrà trovare la sua posizione ideale, l’importante sarà pregare con cuore puro e mente distaccata. Dividiamoci amici! Troveremo l’armonia per pregare e per salvare i sogni dei bambini, ne sono sicuro!–

Pregarono per un giorno intero, alcuni sotto un albero, altri per aria, altri ancora sulle montagne. Ad un certo punto la terra iniziò a tremare e tutti si radunarono a valle, osservando il vecchio vulcano spento eruttare polverina magica che brilluccicava nell’aria.

Peter entusiasta gridò: – Amici ce l’abbiamo fatta! –

– Ma chi di noi avrà pregato nel modo giusto? – chiese Uncino. Allora Campanellino si avvicinò all’orecchio di Peter e guardò tutti soddisfatta. Quello allora felice disse: – Qua la mano Capitan Uncino! Trilli dice che “Tanto potente è la luce dell’unità che può illuminare il mondo intero!” Abbiamo salvato i sogni dei bambini e l’Isola… Secondo me potremmo riunirci a pregare un po’ più spesso! —

Così Peter Pan e tutti gli abitanti dell’Isola che non c’è, finalmente uniti, salvarono i nostri sogni… Magari in giro potremmo trovare ancora della polverina magica! Chi cerca trova. 

Maria Giulia Schemmari (scrittrice e poeta)

Il carbone

(Tema: vivere in armonia con gli altri)

Per vivere in armonia con gli altri, ci sforziamo di trattare tutti con giustizia, indipendentemente dalla religione o dalla provenienza, dall’età o dalle circostanze. Naturalmente, nella nostra vita, ci capita di imbatterci nell’ingiustizia. Questa storia mostrerà come, tramite la Sua gentilezza e la Sua conoscenza, ‘Abdu’l-Bahá abbia aiutato altri a superare i pregiudizi e agire con equità.

Molto tempo fa ‘Abdu’l-Bahá con tutta la sua famiglia e alcuni amici dovette lasciare il suo paese d’origine e fu costretto ad andare a vivere ad Akkà, una città prigione. Molte persone di ‘Akkà erano state ingannate su di loro e quindi ritenevano giusto essergli contro. Ma ‘Abdu’l-Bahá, con la sua grande saggezza e amore, cambiò i cuori di molte di queste persone. Mostrò gentilezza verso le persone di tutte le religioni e le aiutò ad essere unite.

Ad ‘Akkà vivevano cristiani, ebrei e musulmani. C’era un mercante cristiano che, come i suoi concittadini, riteneva che i bahá’í non meritassero di essere trattati con giustizia perché erano stranieri e di una religione diversa oltre a essere condannati chissà per quale ragione. Un giorno, fuori dai cancelli della città il mercante vide un cammello carico di carbone che apparteneva agli amici di ‘Abdu’l-Bahá. Fermò il guidatore e disse: “Questo carbone è migliore di quello che io posso ottenere” e, senza pagare un soldo, si prese il carbone.

Quando ‘Abdu’l-Bahá seppe di questo incidente andò nel negozio del mercante e gli chiese di restituire il carbone. Il mercante non Gli prestò alcuna attenzione, ma ‘Abdu’l-Bahá si sedette e aspettò. Il negozio era molto affollato. Chi entrava e chi usciva, chi faceva domande, chi lasciava messaggi e nessuno si curava di ‘Abdu’l-Bahá che sedeva, in silenzio,ormai da tre ore. Alla fine il mercante si rivolse verso di Lui e chiese con freddezza: «Sei uno dei prigionieri? Cosa hai fatto per meritare la prigione?» ‘Abdu’l-Bahá rispose che il Suo crimine era lo stesso per cui Cristo era stato perseguitato. Il mercante fu sorpreso. «Cosa ne sai di Cristo?», chiese. Allora ‘Abdu’l-Bahá con calma e gentilezza iniziò a parlargli di Cristo e dei Suoi insegnamenti. Mentre ‘Abdu’l-Bahá parlava, il cuore del mercante iniziò a sciogliersi e il suo orgoglio e arroganza scomparvero. Alla fine disse ad ‘Abdu’l-Bahá che sfortunatamente il carbone era finito ma che era disposto a pagarlo. Allora ‘Abdu’l-Bahá si alzò e se ne andò. Anche il mercante si alzò lo accompagnò sulla strada, trattandolo con grande rispetto e onore.

Damon e Pythias

(Tema: Essere un buon amico)

I veri amici si fidano uno dell’altro. Una persona degna di fiducia è onesta e fidata e si può essere certi che manterrà la sua parola. I veri amici sanno di poter contare sul fatto che ciascuno di loro farà solo ciò che è giusto, che non mentiranno mai uno all’altro e che, in nessun modo, uno ingannerà l’altro. Essi vedono uno nell’altro le buone cose e non si soffermano sugli errori e sulle colpe. Naturalmente, sanno che talvolta il loro amico può commettere errori, ma in questi casi essi mostrano perdono e gentilezza nei suoi confronti.

Dovremmo tutti essere degni di fiducia, e imparare a scegliere amici che siano degni di fiducia.

C’è una nota leggenda di due amici, Damon e Pythias, che è divenuta il simbolo della fidatezza e della lealtà nell’amicizia. Si tratta di un antico racconto risalente agli albori della storia dell’umanità:

Sin da bambini, Damon e Pythias erano amici. Giocavano insieme, studiavano insieme e condividevano l’un l’altro i propri pensieri. Erano così uniti da fidarsi completamente l’uno dell’altro. La loro era una vera amicizia; avrebbero fatto qualunque cosa per essere di aiuto reciproco.

Or bene, Damon e Pythias si recarono in una città chiamata Siracusa, dove regnava un potente re di nome Dionisio. Pythias iniziò a tenere discorsi pubblici che mettevano in questione l’illimitato potere del re. Qualunque re si impossessasse del potere senza il permesso del popolo era un tiranno ingiusto, diceva alle persone che si fermavano ad ascoltare. Quando venne a sapere della crescente influenza di Pythias tra la gente, Dionisio si convinse che egli stesse tentando di spodestarlo; rabbioso e spaventato, convocò Pythias e il suo amico Damon alla sua presenza.

“Perché stai creando scompiglio tra la gente?” Chiese Dionisio a Pythias.

“Non vi è nulla di sbagliato in quel che faccio,” rispose Pythias, “Sto solo dicendo la verità.”

“Non ti credo. Tu stai cercando di spodestarmi. Dì alla gente che non dicevi la verità,” ordinò il re.

“Non lo farò,” fu la risposta di Pythias.

“Allora dovrai morire,” dichiarò Dionisio. “Qual è il tuo ultimo desiderio?”

Pythias chiese il permesso di tornare dalla sua famiglia per dire addio e mettere a posto tutte le sue cose. Dionisio si fece beffe di lui e disse che sarebbe stato un pazzo a permettergli di lasciare Siracusa ed aspettarsi che tornasse. Pythias lo implorò di lasciarlo andare, ma il re non ne volle sapere. Proprio in quel momento Damon si fece avanti.

“Pythias ritornerà se tu terrai me come prigioniero mentre lui è via,” suggerì Damon. “E se non manterrà la sua promessa, tu ucciderai me al suo posto. Certamente hai sentito parlare della nostra amicizia; devi credere, come faccio io, che Pythias non permetterà mai che il suo amico venga ucciso in vece sua.”

Dionisio rifletté su questa insolita proposta e decise di accettarla. Ma pose una condizione. Pythias sarebbe dovuto tornare entro una certa data, altrimenti Damon sarebbe stato ucciso.

I giorni passavano e Pythias non tornava. Il re, sicuro che Damon si fosse pentito del suo gesto altruistico, decise di recarsi a fargli visita in prigione per verificare se egli si considerasse un pazzo per aver creduto a Pythias. Ma con molta fiducia, Damon rispose: “Pythias è solo in ritardo; tornerà sicuramente.”

Il re rise con sarcasmo e disse: “Vedremo.”

Il giorno stabilito, Pythias non era ancora tornato. Il re fece condurre Damon di fronte al suo giustiziere e altezzosamente gli disse: “Il momento è giunto e il tuo amico non è ancora tornato per te; cosa dici adesso?”

Con molta calma Damon replicò: “Ho piena fiducia nel mio amico.”

In quel preciso istante le porte si aprirono e Pythias, contuso e senza fiato, attraversò di corsa la sala e si precipitò barcollando tra le braccia di Damon. “Grazie a Dio sei ancora vivo! Temevo che non sarei giunto in tempo. La mia nave è stata in balia di una tempesta, e i banditi mi hanno assalito lungo la strada, ma tuttavia non ho mai perso la speranza di riuscire a farcela.” Volgendosi al re, Pythias disse di essere pronto a morire.

Il re rimase così colpito dalla fedeltà e dalla risoluta fiducia dei due amici che non riuscì a portare a termine quella ingiusta esecuzione. “In tutta la mia vita non ho mai visto una tale devozione e fede nell’amicizia. Poiché mi hai dimostrato che avevo torto a dubitare di te, ho deciso di perdonarti, Pythias, ma ad una condizione.”

“Quale?” Chiesero all’unisono i due amici. “Che voi mi insegniate come si fa ad essere così amici.”

Un compleanno originale

(Tema: avere un cuore puro, gentile e radioso)

La maggior parte della gente pensa che il proprio compleanno sia quel giorno speciale e unico dell’anno in cui passare una buona giornata pensando solo al proprio divertimento. Vediamo quello che ha fatto ‘Abdu’l-Bahá il giorno del suo compleanno.

In una occasione durante la visita di ‘Abdu’l-Bahá in America, i suoi amici hanno deciso di organizzargli una festa di compleanno a sorpresa. Per festeggiar il giorno del suo compleanno prepararono una grande torta e tutti andarono al parco per festeggiare.

‘Abdu’l-Bahá arrivò in macchina, e sceso dalla vettura cominciò a passeggiare nel parco. Arrivarono alcuni bambini che lo circondarono e si misero a ridere dei suoi abiti e del suo aspetto orientale. Due o tre di loro lanciarono delle pietre verso di Lui. Naturalmente, i suoi amici che lo stavano accompagnando da lontano notarono la situazione, si preoccuparono e corsero immediatamente verso di lui. Ma ‘Abdu’l-Bahá gli disse di non avvicinarsi e gli fece cenno di fermarsi. I bambini si avvicinarono ad ‘Abdu’l-Bahá, ridendolo e tirando i lombi dei suoi vestiti. ‘Abdu’l-Bahá non si arrabbiò. Rimase raggiante e gli sorrise. Ma loro continuarono a comportarsi allo stesso modo. Poi ‘Abdu’l-Bahá si rivolse agli amici che lo avevano accompagnato e gli disse gentilmente: “Portatemi la torta.” Ma la cosa strana è che nessuno gli aveva detto che nulla della torta! Doveva essere una sorpresa!

Alcuni dissero: “Ma ‘Abdu’l-Bahá, la torta è per il tuo compleanno!” ‘Abdu’l-Bahá ripeté solo, “Portatemi la torta, per favore”. Allora un amico scoprì da sotto un telo una grande torta ricoperta di glassa bianca, e la diede ad ‘Abdu’l-Bahá. Non appena videro la torta, i bambini si tranquillizzarono molto, si misero in silenzio a guardare la torta con grande desiderio.

‘Abdu’l-Bahá prese la torta e il suo volto emanava molta gioia, pareva molto contento di poter condividere con loro la torta. A quel punto i bambini intorno a lui erano totalmente in silenzio. «Portatemi un coltello”, disse in tono gentile ma deciso. Un amico prese il coltello e glielo passò. ‘Abdu’l-Bahá contò il numero di bambini intorno a lui e poi tagliò la torta in pari numero di fette, tante quanto i bambini che lo circondavano. Ogni bambino prese un pezzo di torta con entusiasmo e se lo mangiò di gusto. Poi se ne andarono via felici e soddisfatti e con volti raggianti di gioia.

La gentilezza radiosa di ‘Abdu’l-Bahá fu davvero contagiosa!

Il conducente e il Maestro

(Tema: giustizia)

Un giorno il Maestro voleva andare da Akka ad Haifa.

Andò a prendere un posto a sedere poco costoso su una vettura pubblica. Il conducente era sorpreso e si chiedeva perché il Maestro era così frugale da viaggiare in questa carrozza economica.

“Sicuramente, Vostra Eccellenza preferirebbe viaggiare su una carrozza privata” esclamò

”No” rispose il Maestro,

e viaggiò nell’affollata carrozza fino ad Haifa.

Quando scese dalla carrozza ad Haifa una pescatrice angosciata si avvicinò a Lui e chiese il Suo aiuto. Per tutto il giorno non aveva pescato nulla e ora doveva tornare dalla sua affamata famiglia.

Il Maestro le diede una buona somma di denaro, si girò verso il conducente e disse “Perché dovrei viaggiare nel lusso quando così tante persone hanno fame?”

Grande albero

(Tema: onestà)

Per molti anni un grande albero stava dietro la casa che apparteneva ad una famiglia con parecchi figli. L’albero cresceva e i rami arrivavano dappertutto, facendo ombra sul retro della casa. Un mattino d’inverno il padre passava sotto l’albero quando incontrò un vicino. Parlarono brevemente delle notizie del villaggio. Dopo un po’ il vicino, notando il grande albero, disse all’uomo: “Sai, sarebbe ora che tu tagliassi quell’enorme albero. E’ disordinato e senza forma. Pensa se uno dei rami si spezzasse cadendo sul tuo tetto o, peggio, colpisse uno dei tuoi figli quando giocano all’ombra!” Quando i due si lasciarono, l’uomo pensò al consiglio del vicino. L’albero esisteva in quel luogo da sempre e non aveva creato alcun danno. In estate faceva una bella ombra e difendeva la casa dai venti pungenti dell’inverno. Sembrava vigoroso e forte. “Eppure, forse il mio vicino ha ragione” si disse l’uomo. “L’apparenza talora può ingannare. E se l’albero non fosse forte come sembra?” E così decise di abbatterlo.

Fu un lavoro difficile, perché l’albero era davvero molto grande e aveva molti rami, alcuni molto in alto. L’uomo aveva appena finito quando il vicino ritornò, questa volta accompagnato dai suoi due figli e con un carretto. “Vedo che hai deciso di togliere l’albero,” disse il vicino, guardando i molti mucchi di legna. “Immagino che tu abbia bisogno di qualcuno per portarli via. Forse possiamo aiutarti. Ho portato il mio carretto e i miei due figli, e saremo lieti di portar via tutto dal tuo terreno.” Senza attendere una risposta, i figli cominciarono a caricare la legna sul carretto. Quando se ne andarono, l’uomo sedette sul ceppo dell’albero che aveva protetto per tanto tempo la sua casa. Fu allora che si rese conto che il suo vicino non era dopo tutto preoccupato della sicurezza della sua famiglia, ma della scorta di legna che lo avrebbe riscaldato nei mesi invernali. “Le apparenze in effetti possono delle volte ingannare” disse sospirando.