La stessa parola può essere detta in modi differenti; a seconda di come la pronunciamo, il suo significato cambia.
Chiediamoai bambini di dire “oh” come se:
qualcuno avesse loro pestato un piede
stessero dormendo
la madre li chiamasse al mattino per farli alzare
qualcuno stesse loro offrendo un dono
il padre dicesse che li vuole portare al luna park
egli dicesse che purtroppo non possono andare
fossero stati invitati ad una gita sulla luna
stessero coccolando un cagnolino
avessero addentato qualcosa di sgradevole
stessero correndo forte e fossero senza fiato
il nonno fosse appena giunto in visita
https://www.stellesplendenti.it/wp-content/uploads/2018/02/espressioni-emozioni.jpg411587adminhttp://www.stellesplendenti.it/wp-content/uploads/2018/03/logo-def1.pngadmin2018-02-12 14:51:452018-03-26 16:56:10Esercizio di espressione
https://www.stellesplendenti.it/wp-content/uploads/2018/02/disegni-colorare-bambini.jpg9001200adminhttp://www.stellesplendenti.it/wp-content/uploads/2018/03/logo-def1.pngadmin2018-02-12 14:25:172020-04-02 14:32:34Disegni da colorare:
Per vivere in armonia con gli altri, ci sforziamo di trattare tutti con giustizia, indipendentemente dalla religione o dalla provenienza, dall’età o dalle circostanze. Naturalmente, nella nostra vita, ci capita di imbatterci nell’ingiustizia. Questa storia mostrerà come, tramite la Sua gentilezza e la Sua conoscenza, ‘Abdu’l-Bahá abbia aiutato altri a superare i pregiudizi e agire con equità.
Molto tempo fa ‘Abdu’l-Bahá con tutta la sua famiglia e alcuni amici dovette lasciare il suo paese d’origine e fu costretto ad andare a vivere ad Akkà, una città prigione. Molte persone di ‘Akkà erano state ingannate su di loro e quindi ritenevano giusto essergli contro. Ma ‘Abdu’l-Bahá, con la sua grande saggezza e amore, cambiò i cuori di molte di queste persone. Mostrò gentilezza verso le persone di tutte le religioni e le aiutò ad essere unite.
Ad ‘Akkà vivevano cristiani, ebrei e musulmani. C’era un mercante cristiano che, come i suoi concittadini, riteneva che i bahá’í non meritassero di essere trattati con giustizia perché erano stranieri e di una religione diversa oltre a essere condannati chissà per quale ragione. Un giorno, fuori dai cancelli della città il mercante vide un cammello carico di carbone che apparteneva agli amici di ‘Abdu’l-Bahá. Fermò il guidatore e disse: “Questo carbone è migliore di quello che io posso ottenere” e, senza pagare un soldo, si prese il carbone.
Quando ‘Abdu’l-Bahá seppe di questo incidente andò nel negozio del mercante e gli chiese di restituire il carbone. Il mercante non Gli prestò alcuna attenzione, ma ‘Abdu’l-Bahá si sedette e aspettò. Il negozio era molto affollato. Chi entrava e chi usciva, chi faceva domande, chi lasciava messaggi e nessuno si curava di ‘Abdu’l-Bahá che sedeva, in silenzio,ormai da tre ore. Alla fine il mercante si rivolse verso di Lui e chiese con freddezza: «Sei uno dei prigionieri? Cosa hai fatto per meritare la prigione?» ‘Abdu’l-Bahá rispose che il Suo crimine era lo stesso per cui Cristo era stato perseguitato. Il mercante fu sorpreso. «Cosa ne sai di Cristo?», chiese. Allora ‘Abdu’l-Bahá con calma e gentilezza iniziò a parlargli di Cristo e dei Suoi insegnamenti. Mentre ‘Abdu’l-Bahá parlava, il cuore del mercante iniziò a sciogliersi e il suo orgoglio e arroganza scomparvero. Alla fine disse ad ‘Abdu’l-Bahá che sfortunatamente il carbone era finito ma che era disposto a pagarlo. Allora ‘Abdu’l-Bahá si alzò e se ne andò. Anche il mercante si alzò lo accompagnò sulla strada, trattandolo con grande rispetto e onore.
I veri amici si fidano uno dell’altro. Una persona degna di fiducia è onesta e fidata e si può essere certi che manterrà la sua parola. I veri amici sanno di poter contare sul fatto che ciascuno di loro farà solo ciò che è giusto, che non mentiranno mai uno all’altro e che, in nessun modo, uno ingannerà l’altro. Essi vedono uno nell’altro le buone cose e non si soffermano sugli errori e sulle colpe. Naturalmente, sanno che talvolta il loro amico può commettere errori, ma in questi casi essi mostrano perdono e gentilezza nei suoi confronti.
Dovremmo tutti essere degni di fiducia, e imparare a scegliere amici che siano degni di fiducia.
C’è una nota leggenda di due amici, Damon e Pythias, che è divenuta il simbolo della fidatezza e della lealtà nell’amicizia. Si tratta di un antico racconto risalente agli albori della storia dell’umanità:
Sin da bambini, Damon e Pythias erano amici. Giocavano insieme, studiavano insieme e condividevano l’un l’altro i propri pensieri. Erano così uniti da fidarsi completamente l’uno dell’altro. La loro era una vera amicizia; avrebbero fatto qualunque cosa per essere di aiuto reciproco.
Or bene, Damon e Pythias si recarono in una città chiamata Siracusa, dove regnava un potente re di nome Dionisio. Pythias iniziò a tenere discorsi pubblici che mettevano in questione l’illimitato potere del re. Qualunque re si impossessasse del potere senza il permesso del popolo era un tiranno ingiusto, diceva alle persone che si fermavano ad ascoltare. Quando venne a sapere della crescente influenza di Pythias tra la gente, Dionisio si convinse che egli stesse tentando di spodestarlo; rabbioso e spaventato, convocò Pythias e il suo amico Damon alla sua presenza.
“Perché stai creando scompiglio tra la gente?” Chiese Dionisio a Pythias.
“Non vi è nulla di sbagliato in quel che faccio,” rispose Pythias, “Sto solo dicendo la verità.”
“Non ti credo. Tu stai cercando di spodestarmi. Dì alla gente che non dicevi la verità,” ordinò il re.
“Non lo farò,” fu la risposta di Pythias.
“Allora dovrai morire,” dichiarò Dionisio. “Qual è il tuo ultimo desiderio?”
Pythias chiese il permesso di tornare dalla sua famiglia per dire addio e mettere a posto tutte le sue cose. Dionisio si fece beffe di lui e disse che sarebbe stato un pazzo a permettergli di lasciare Siracusa ed aspettarsi che tornasse. Pythias lo implorò di lasciarlo andare, ma il re non ne volle sapere. Proprio in quel momento Damon si fece avanti.
“Pythias ritornerà se tu terrai me come prigioniero mentre lui è via,” suggerì Damon. “E se non manterrà la sua promessa, tu ucciderai me al suo posto. Certamente hai sentito parlare della nostra amicizia; devi credere, come faccio io, che Pythias non permetterà mai che il suo amico venga ucciso in vece sua.”
Dionisio rifletté su questa insolita proposta e decise di accettarla. Ma pose una condizione. Pythias sarebbe dovuto tornare entro una certa data, altrimenti Damon sarebbe stato ucciso.
I giorni passavano e Pythias non tornava. Il re, sicuro che Damon si fosse pentito del suo gesto altruistico, decise di recarsi a fargli visita in prigione per verificare se egli si considerasse un pazzo per aver creduto a Pythias. Ma con molta fiducia, Damon rispose: “Pythias è solo in ritardo; tornerà sicuramente.”
Il re rise con sarcasmo e disse: “Vedremo.”
Il giorno stabilito, Pythias non era ancora tornato. Il re fece condurre Damon di fronte al suo giustiziere e altezzosamente gli disse: “Il momento è giunto e il tuo amico non è ancora tornato per te; cosa dici adesso?”
Con molta calma Damon replicò: “Ho piena fiducia nel mio amico.”
In quel preciso istante le porte si aprirono e Pythias, contuso e senza fiato, attraversò di corsa la sala e si precipitò barcollando tra le braccia di Damon. “Grazie a Dio sei ancora vivo! Temevo che non sarei giunto in tempo. La mia nave è stata in balia di una tempesta, e i banditi mi hanno assalito lungo la strada, ma tuttavia non ho mai perso la speranza di riuscire a farcela.” Volgendosi al re, Pythias disse di essere pronto a morire.
Il re rimase così colpito dalla fedeltà e dalla risoluta fiducia dei due amici che non riuscì a portare a termine quella ingiusta esecuzione. “In tutta la mia vita non ho mai visto una tale devozione e fede nell’amicizia. Poiché mi hai dimostrato che avevo torto a dubitare di te, ho deciso di perdonarti, Pythias, ma ad una condizione.”
“Quale?” Chiesero all’unisono i due amici. “Che voi mi insegniate come si fa ad essere così amici.”
https://www.stellesplendenti.it/wp-content/uploads/2018/02/Damon-Pythias.jpg355566adminhttp://www.stellesplendenti.it/wp-content/uploads/2018/03/logo-def1.pngadmin2018-02-12 11:49:462020-04-03 08:42:03Damon e Pythias
La maggior parte della gente pensa che il proprio compleanno sia quel giorno speciale e unico dell’anno in cui passare una buona giornata pensando solo al proprio divertimento. Vediamo quello che ha fatto ‘Abdu’l-Bahá il giorno del suo compleanno.
In una occasione durante la visita di ‘Abdu’l-Bahá in America, i suoi amici hanno deciso di organizzargli una festa di compleanno a sorpresa. Per festeggiar il giorno del suo compleanno prepararono una grande torta e tutti andarono al parco per festeggiare.
‘Abdu’l-Bahá arrivò in macchina, e sceso dalla vettura cominciò a passeggiare nel parco. Arrivarono alcuni bambini che lo circondarono e si misero a ridere dei suoi abiti e del suo aspetto orientale. Due o tre di loro lanciarono delle pietre verso di Lui. Naturalmente, i suoi amici che lo stavano accompagnando da lontano notarono la situazione, si preoccuparono e corsero immediatamente verso di lui. Ma ‘Abdu’l-Bahá gli disse di non avvicinarsi e gli fece cenno di fermarsi. I bambini si avvicinarono ad ‘Abdu’l-Bahá, ridendolo e tirando i lombi dei suoi vestiti. ‘Abdu’l-Bahá non si arrabbiò. Rimase raggiante e gli sorrise. Ma loro continuarono a comportarsi allo stesso modo. Poi ‘Abdu’l-Bahá si rivolse agli amici che lo avevano accompagnato e gli disse gentilmente: “Portatemi la torta.” Ma la cosa strana è che nessuno gli aveva detto che nulla della torta! Doveva essere una sorpresa!
Alcuni dissero: “Ma ‘Abdu’l-Bahá, la torta è per il tuo compleanno!” ‘Abdu’l-Bahá ripeté solo, “Portatemi la torta, per favore”. Allora un amico scoprì da sotto un telo una grande torta ricoperta di glassa bianca, e la diede ad ‘Abdu’l-Bahá. Non appena videro la torta, i bambini si tranquillizzarono molto, si misero in silenzio a guardare la torta con grande desiderio.
‘Abdu’l-Bahá prese la torta e il suo volto emanava molta gioia, pareva molto contento di poter condividere con loro la torta. A quel punto i bambini intorno a lui erano totalmente in silenzio. «Portatemi un coltello”, disse in tono gentile ma deciso. Un amico prese il coltello e glielo passò. ‘Abdu’l-Bahá contò il numero di bambini intorno a lui e poi tagliò la torta in pari numero di fette, tante quanto i bambini che lo circondavano. Ogni bambino prese un pezzo di torta con entusiasmo e se lo mangiò di gusto. Poi se ne andarono via felici e soddisfatti e con volti raggianti di gioia.
La gentilezza radiosa di ‘Abdu’l-Bahá fu davvero contagiosa!
Un giorno il Maestro voleva andare da Akka ad Haifa.
Andò a prendere un posto a sedere poco costoso su una vettura pubblica. Il conducente era sorpreso e si chiedeva perché il Maestro era così frugale da viaggiare in questa carrozza economica.
“Sicuramente, Vostra Eccellenza preferirebbe viaggiare su una carrozza privata” esclamò
”No” rispose il Maestro,
e viaggiò nell’affollata carrozza fino ad Haifa.
Quando scese dalla carrozza ad Haifa una pescatrice angosciata si avvicinò a Lui e chiese il Suo aiuto. Per tutto il giorno non aveva pescato nulla e ora doveva tornare dalla sua affamata famiglia.
Il Maestro le diede una buona somma di denaro, si girò verso il conducente e disse “Perché dovrei viaggiare nel lusso quando così tante persone hanno fame?”
https://www.stellesplendenti.it/wp-content/uploads/2018/02/macchina-epoca.jpg6881280adminhttp://www.stellesplendenti.it/wp-content/uploads/2018/03/logo-def1.pngadmin2018-02-12 11:28:372018-03-26 16:56:49Il conducente e il Maestro
Per molti anni un grande albero stava dietro la casa che apparteneva ad una famiglia con parecchi figli. L’albero cresceva e i rami arrivavano dappertutto, facendo ombra sul retro della casa. Un mattino d’inverno il padre passava sotto l’albero quando incontrò un vicino. Parlarono brevemente delle notizie del villaggio. Dopo un po’ il vicino, notando il grande albero, disse all’uomo: “Sai, sarebbe ora che tu tagliassi quell’enorme albero. E’ disordinato e senza forma. Pensa se uno dei rami si spezzasse cadendo sul tuo tetto o, peggio, colpisse uno dei tuoi figli quando giocano all’ombra!” Quando i due si lasciarono, l’uomo pensò al consiglio del vicino. L’albero esisteva in quel luogo da sempre e non aveva creato alcun danno. In estate faceva una bella ombra e difendeva la casa dai venti pungenti dell’inverno. Sembrava vigoroso e forte. “Eppure, forse il mio vicino ha ragione” si disse l’uomo. “L’apparenza talora può ingannare. E se l’albero non fosse forte come sembra?” E così decise di abbatterlo.
Fu un lavoro difficile, perché l’albero era davvero molto grande e aveva molti rami, alcuni molto in alto. L’uomo aveva appena finito quando il vicino ritornò, questa volta accompagnato dai suoi due figli e con un carretto. “Vedo che hai deciso di togliere l’albero,” disse il vicino, guardando i molti mucchi di legna. “Immagino che tu abbia bisogno di qualcuno per portarli via. Forse possiamo aiutarti. Ho portato il mio carretto e i miei due figli, e saremo lieti di portar via tutto dal tuo terreno.” Senza attendere una risposta, i figli cominciarono a caricare la legna sul carretto. Quando se ne andarono, l’uomo sedette sul ceppo dell’albero che aveva protetto per tanto tempo la sua casa. Fu allora che si rese conto che il suo vicino non era dopo tutto preoccupato della sicurezza della sua famiglia, ma della scorta di legna che lo avrebbe riscaldato nei mesi invernali. “Le apparenze in effetti possono delle volte ingannare” disse sospirando.